PayPal sta chiudendo senza preavviso gli account di molti rivenditori online. La decisione comporta anche il “blocco” dei fondi al momento presenti sul conto per un periodo di almeno 180 giorni.
Questo vuol dire che un’attività può essere troncata da un momento all’altro senza alcun preavviso: da quel momento non potrà più accettare pagamenti attraverso PayPal, nè avere accesso al denaro presente sul suo conto per quel lasso di tempo.
Non è uno scenario apocalittico: sta succedendo veramente e in dimensioni sempre maggiori. Vediamo cosa succede e come comportarsi in caso di soldi bloccati PayPal sul proprio conto online.
Sommario articolo
Blocco PayPal: chi interessa?
Da alcune segnalazioni e verifiche degli ultimi giorni, sembra che PayPal abbia deciso di bloccare tutti gli account dei rivenditori di olio di cannabis CBD.
PayPal online account bloccati – È doveroso ricordare che il CBD è totalmente legale, poiché è privo di THC. Negli ultimi tempi sono nati molti business attorno a questo settore, che oggi rischiano di essere azzoppati pesantemente da questa scelta.
Sì, perché PayPal ha deciso di non dare tempo alle aziende di riorganizzarsi, nè di tentare una difesa: è così e basta.
Il ban riguarda anche i rivenditori di semplici accessori e può essere disposto anche nei confronti di shop più grandi e multi prodotto.
Non solo PayPal: è lotta alla CBD dai colossi del web
Il ban di PayPal non è l’unica azione di rimozione (o censura?) nei confronti dei rivenditori di CBD.
Anche gli altri colossi del digitale adottano una politica tutt’altro che permissiva nei confronti di chi rivende simili prodotti: si rischia il blocco permanente su Facebook, mentre Google ha incluso la CBD tra i prodotti farmaceutici e integratori non consentiti per la pubblicità su AdWords.
Insomma, nonostante la legge, i grandi del web continuano con la loro lotta alla CBD e minacciano ritorsioni gravissime nei confronti di chi propone questo tipo di business.
Soldi bloccati PayPal: giusto o sbagliato?
Cominciamo col dire che PayPal (così come tutte le altre) in quanto azienda fornitrice di servizi ha tutto il diritto di accettare o meno una determinata attività tra i suoi clienti.
Ha una sua politica interna, e delle condizioni d’uso che il rivenditore accetta nel momento in cui decide di utilizzare quel processore di pagamento.
Detto ciò, questa scelta può causare diverse conseguenze negative.
Io credo che
- Qualunque sia la decisione, bisognerebbe dare il tempo materiale alle aziende di riorganizzarsi: molti hanno optato per PayPal come unico mezzo di pagamento. Vedersi bannati significa in poche parole essere chiusi.
- Non ritengo corretto il blocco dei fondi su un conto: una simile azione può essere compiuta soltanto dopo indicazione degli organi preposti, vale a dire la magistratura. Quindi sebbene abbia una politica interna molto restrittiva, PayPal dovrebbe comunque attenersi al quadro normativo generale del paese in cui opera il rivenditore.
- Al momento in cui scrivo, sembra siano stati bloccati account PayPal rivenditori che non hanno compiuto nulla di illegale. La vendita di CBC è totalmente legale in Italia. E bannare anche i rivenditori di accessori è altamente discutibile (chi dà a PayPal la certezza di un uso illegale di quei prodotti?)
Sbloccare soldi PayPal, cosa fare se si viene bannati
Purtroppo c’è poco da fare in un primo momento. Prevale lo sconforto e la rabbia. Il Centro Soluzioni PayPal non offre grande aiuto in questo senso.
PayPal è un soggetto con cui è storicamente difficile dialogare. In special modo quando ritiene che siano state violate le condizioni d’uso del servizio. L’unico modo è aspettare e provare a mettersi in contatto con loro. Puoi farlo in due modi:
Chiama PayPal al numero: 800 975 345 e prova ad ottenere supporto per la tua problematica.
Conto PayPal bloccato – Il più delle volte però, il conto resta bloccato definitivamente e al rivenditore si intima di rimuovere ogni riferimento a PayPal nel sito, di conseguenza i soldi restano bloccati sul conto almeno per qualche giorno.
Insomma, usare PayPal significa accettare il rischio che un fornitore di servizi esterno possa decidere di intervenire sul conto e bloccarlo se ritiene che le proprie condizioni d’uso siano state violate.
Alternativa PayPal: quali sono i migliori processori?
Vendere con PayPal rappresenta indubbiamente un grande vantaggio: è conosciuto dagli utenti ed è quindi un brand rassicurante.
L’unico modo (se lo spazio soluzioni PayPal non risolve il problema) è cercare delle alternative.
I migliori processori di pagamento alternativi a PayPal sono, a mio avviso:
- STRIPE Nessun costo di attivazione / tariffe 1,4% + €0,25 per le carte europee
- PAYPLUG Nessun costo di attivazione / tariffe 2,5% + €0,25
- XPAY by NEXI PAY €14,90 canone mensile / tariffe 2,4% + €0,24
- AMAZON PAY 3,4% + €0,35
- GESTPAY di Banca Sella Costo di attivazione / tariffe 3% + €0,35
Ma anche questi processori di pagamento potrebbero “non vedere di buon occhio” la vendita di prodotti legati alla CBD, accessori compresi.
In alternativa è sempre buona cosa integrare un processore di pagamento che dialoghi direttamente con la propria banca: in questo caso è possibile dialogare con il proprio istituto di credito e chiedere delucidazioni sulle politiche interne.
Soldi PayPal, aziende avvisate…
Il mio consiglio per le aziende che decidono di integrare PayPal all’interno del loro e-commerce è triplice:
- Mai optare per un’unica soluzione di pagamento: prevedere sempre almeno una o due alternative.
- Girare immediatamente i soldi sul proprio conto bancario e non lasciarli nell’account di PayPal.
- Informarsi prima di utilizzare un’applicazione di terze parti: meglio prevenire che curare!
PayPal per aziende e-commerce è sicuramente una risorsa valida e importantissima, ma ciò non vuol dire che debba essere l’unica!
[…] una percentuale che sarà girata o trattenuta da chi ti ha fornito il processore (ad esempio PayPal è facilissimo da installare, ma trattiene commissioni davvero alte soprattutto se sei […]